Aiutare il prossimo - psicologia comportamentale




Anche se ho già scritto in merito a questo argomento, apro un nuovo focus perché ci sono sempre diverse sfumature che emergono, ogni volta che l'attenzione si concentra su certe questioni.

E queste possono avere una valenza perché svelano aspetti che spesso rimangono sbiaditi o ignorati.

Una questione di fondo che ritengo importante quando si fa qualunque cosa che vada in qualche modo a condizionare la vita di altri esseri è accertarsi di operare con certi presupposti:

1 - La motivazione per il quale si decide di operare.
2 - La modalità con cui si decide di operare.

La motivazione dell'aiuto riguarda ciò che spinge a compiere un gesto.

Se la spinta è generata da un interesse rivolto unicamente alla sfera personale, si agisce per ottenere un compenso o un premio che va ad alimentare l'interfaccia Ego.

Qualunque energia che giunge dall'esterno alimenta la sfera egoica perché si tratta di energia che non nasce direttamente dal proprio centro, o comunque non è direttamente abbinata alle qualità spirituali che portiamo.

In questo frangente si può creare un fattore di dipendenza da energie esterne in cui si è alla costante ricerca di sé stessi tramite ciò che si sperimenta esternamente che giunge come un riflesso o una risposta a ciò che siamo.

(Questo è un processo necessario, nulla di cui vergognarsi).

Il motivo per il quale si parla di "amore incondizionato" in molti testi , sta nel fatto che dove non vi è condizione, c'è la libertà da fattori esterni che non impediscono di muoversi in certe direzioni.

Per certi versi c'è un impedimento sul piano spirituale quando si agisce con finalità rivolte alla sfera egoica, tutto quì.. è una questione di tempismi e cammini differenti tra loro.

Ora negli esseri umani privati di tecnologia quantistica è molto raro trovare qualcuno che operi nell'amore incondizionato perché le energie sono limitate dal tempo e dalla fatica e se non avvengono scambi di qualche tipo diventa molto difficile a livello pratico portare avanti il peso della vita stessa.

Ad ogni modo ci sono anche esseri umani che hanno avuto l'abilità di sfoltirsi di dosso molte delle cose ritenute importanti da altri, arrivando al punto di trovare un ottimo equilibrio tra il vivere nell'essenzialità e il vivere con ogni genere di lusso che spesso deriva dallo sfruttamento di altri esseri.

Questi possono operare donando aiuto incondizionatamente perché hanno meno bisogno per sé stessi.

Un altra motivazione legata all'ego che può spingere gli esseri umani a compiere un gesto di sostegno verso i loro simili è uno spiccato senso di orgoglio.

Sentirsi apprezzati, accettati e rispettati sono tutte questioni che servono a cercare all'esterno conferme su chi si è realmente.

La realtà è che l'esterno offre delle sfaccettature dell'intelligenza cosmica che quando è incanalata in singoli corpi risuona solo in parte con alcune delle caratteristiche che portiamo interiormente, per cui cercare appagamento attraverso uno qualsiasi di questi aspetti ad un certo punto risulterà riduttivo, poiché le coscienze non cristallizzate sono potenzialmente immensità ed elevata intelligenza spirituale connessa con ogni aspetto della sorgente.

Colui che opera senza cercare conferme, compiacimenti o ricompense ha trovato un potenziale spirituale molto elevato dentro di sé che gli consente di operare liberamente senza lasciarsi risucchiare in certe questioni.

Questo potrebbe essere un buon obiettivo da raggiungere, che richiede sicuramente di affrontare non poche difficoltà considerando il contesto in cui si vive.

L'altra questione è la modalità con cui si opera.

Operiamo nell'accettazione o nell'imposizione?

Spesso accade che pur avendo buone intenzioni si agisca con estrema invadenza generando reazioni violente che hanno lo scopo di proteggere uno spazio che si ritiene sia stato invaso da qualcuno.

Ogni spazio è sacro e andrebbe rispettato perché riguarda un cammino che non possiamo comprendere pienamente avendo un osservazione di parte, che riguarda più noi che altri.

Per natura umana non indossiamo le stesse vesti di qualcun'altro che saprà sempre è comunque cosa è più opportuno per sé stesso.

Nei rapporti umani è molto frequente porsi con l'idea di sapere cosa è giusto per altri, perché si viene educati fin dall'infanzia al controllo e alla prevaricazione che sono energie che alimentano un certo mondo basato sulla privazione e la miseria.

È pur vero che quando si vive nello stesso spazio diventa necessario trovare dei compromessi che servono a stabilire un ordine che ha la finalità di evitare di invadersi a vicenda.

E in questo contesto il compromesso serve a maturare certe qualità spirituali come la tolleranza, che altrimenti non sarebbe possibile sviluppare.

In quelle anime che non sono mai state private di nulla non c'è la capacità di sopportare carichi emotivi, o traumi psicologici di nessun genere per cui è come se rimanessero degli infanti per certi versi.

Empatia è il termine corretto per operare nell'accettazione, perché si entra in simbiosi con un altra coscienza che non percepisce un invasione del proprio spazio quando questo viene condiviso.

L'empatia è una questione di gentilezza e ritmo.

La gentilezza è fatta di tonalità e condizionali, che lasciano spazio di azione al prossimo.

Come ci si esprime? alzando la voce?, guardano negli occhi?, imperativamente? ponendo ricatti ?

Questi sono atteggiamenti invasivi che verranno percepiti come un tentativo di controllo. Si anche fissare negli occhi è una violenza; Viene insegnato a farlo allo scopo di incutere soggezione, come un qualcuno che si esprime con fierezza per non sentirsi mai inferiore a nessuno, ma dovete sapere che gli occhi emettono energia ed è come puntare il dito su qualcuno anche in modo piuttosto arrogante.

Questo può generare un senso di allerta o comunque tensione all'interno di un dialogo.

Il ritmo o la sincronia invece è fatto di tempismi, dove si impara a rimanere in silenzio quando qualcuno si sta esprimendo.

Anche quì molti sono carenti perché si è sempre convinti di sapere più di altri e cosa sia più giusto loro.

Si sta comunque entrando in un altro spazio e senza delicatezza quando ci si approccia, il rischio di essere percepiti invadenti diventa molto elevato.

Un buon modo per non cadere nel litigio con conseguente avvelenamento energetico fatto di cattive parole, in cui si agisce con prepotenza senza rispettare il parlare di altri, è comprendere che ognuno esprime sé stesso in rapporto alla propria esperienza.

Per cui anche se ci sono giudizi o insulti si ha che fare con energie che appartengono più ad altri che alle proprie, e che può essere saggio interrompere una comunicazione quando questa viene percepita come un tentativo di assumere il controllo dello spazio altrui, perché i litigi di solito non vengono sanati istantaneamente dicendo cose che si ritengono corrette.

Ma quietando la mente, ponendosi in un atto di sacro rispetto dello spazio altrui.

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