Viviamo in un mondo in cui spesso ci sentiamo separati, frammentati, bloccati da dinamiche che ci sembrano immutabili. Eppure, dietro il velo dell'apparenza, c’è una verità più profonda: l’essere umano è un osservatore quantico, portatore di un potenziale creativo che va ben oltre i confini imposti dalla realtà tridimensionale.
La diffidenza come sintomo dell’amnesia dimensionale
La diffidenza, quella tendenza a chiudersi e a giudicare ciò che non si conosce, non è solo un atteggiamento sociale. È un sintomo di qualcosa di più profondo: una perdita di memoria cosmica. Quando ci immergiamo nella terza dimensione, entriamo in un campo vibratorio caratterizzato da un’amnesia ancestrale. Dimentichiamo chi siamo, da dove veniamo, e il potere creativo che portiamo.
Più temiamo di perdere ciò che abbiamo, più ci attacchiamo a schemi mentali rigidi, al bisogno di controllo, alla competizione per lo spazio. Questo meccanismo è parte di un artefatto: un sistema artificiale che ci tiene bloccati in una realtà basata sulla separazione e sulla dipendenza. In questo sistema, tutto sembra esistere solo in relazione a qualcos’altro. Nulla appare autonomo, nulla sembra completo.
Il programma e il loop dell’esperienza
L’artefatto di base è una sorta di “programma” che genera un loop temporale.
Dentro questo loop, l’osservatore acquisisce informazioni, esperienza, ma dimentica la propria origine quantica. È come se la coscienza fosse proiettata dentro un videogioco, dove ogni passo sembra scollegato dal potenziale creativo originario.
Tuttavia, questo sistema non è una condanna. È un campo di addestramento. Serve a rallentare la manifestazione di energie immature, ancora inconsapevoli del loro potere. Serve a farci sperimentare il limite per poi, lentamente, ricordare che siamo infiniti.
La natura quantica dello spirito
Nella sua essenza, lo spirito non è lineare. È quantico. Questo significa che ogni parte del nostro essere contiene in sé il tutto. Ogni “particella vibrante”, porta dentro di sé l’intero potenziale del cosmo. Ma questo potenziale rimane dormiente finché non viene attivato dalla consapevolezza.
Quando l’osservatore inizia a vibrare su frequenze più elevate, cioè quando la sua coscienza si espande e si armonizza con la natura quantica, la realtà esterna comincia a trasformarsi. L’interno diventa esterno. Il seme vibrazionale germoglia e genera nuove dimensioni, nuovi mondi, nuove possibilità.
Il viaggio dell’energia: ritorno all’origine
Interessante è anche l’idea, suggerita nel testo, di un ciclo di circa 12 anni, in cui l’energia dell’osservatore compie un ritorno al nucleo centrale – che potremmo interpretare come il cuore del sé autentico, o il “sole centrale” della coscienza.
Questo ritorno porta con sé le esperienze accumulate nel tempo e innesca un processo di integrazione. La mente comincia a rivolgersi verso l’interno. L’artefatto, che prima sembrava un limite inamovibile, comincia a dissolversi.
Questo accade quando l’osservatore si ricorda del proprio potere: la capacità di manifestare il potenziale che sceglie di osservare. L’atto stesso dell’osservare diventa creativo.
Non si è più schiavi del programma, ma co-creatori consapevoli.
Spegnere un artefatto, accenderne un altro
Spegnere l’artefatto di base non significa rifiutare l’esperienza tridimensionale, ma trasformarla. Una volta che l’energia dell’osservatore si eleva, accede a un nuovo “artefatto”: uno spazio in cui la comunicazione con la realtà quantica è più rapida, fluida, istantanea.
In termini pratici, potremmo dire che quando si vive in allineamento con il proprio sé autentico, le sincronicità aumentano, le intuizioni si fanno più chiare, i tempi di manifestazione si riducono. Si entra in uno stato di coerenza interiore, in cui pensiero, emozione e azione vibrano all’unisono.
L’artefatto di base è parte di un gioco cosmico in cui l’essere umano ha accettato di dimenticare, per poi ricordare. Ha accettato il buio per poter riconoscere la luce. Ma ora, in un tempo di grande transizione, sempre più osservatori stanno risvegliandosi.
Essere un osservatore risvegliato significa riconoscere il proprio potere vibrazionale, sapere che ogni pensiero è un seme e che ogni emozione è un messaggio. Significa uscire dalla diffidenza e abbracciare la fiducia, non cieca ma profonda, nella natura quantica dell’esistenza.
La realtà esterna è uno specchio. E il riflesso cambia quando cambia la vibrazione. Tutto inizia quando smettiamo di cercare fuori e iniziamo ad ascoltare dentro. È lì che si trova il vero potere: nell’intimità silenziosa con il nostro potenziale più elevato.